Personaggio: Coran
Genere: Comico, Introspettivo, Missing Moments.
Rating: Giallo virante sull'arancione.
Avvertimenti: nessuna, a parte aver sforato il limite delle parole oltre ogni decenza
Overwolf
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Scivolo giù dal letto e mi rivesto senza fare alcun rumore: alcuni pensano che sia soltanto la mia natura elfica a rendermi così silenzioso, ma evidentemente non sanno che nel tipo di vita che pratico io quello che conta di più è l’esperienza. Le donne hanno un odioso sesto senso quando si tratta di gente che si muove accanto al loro letto.
La nottata non è stata delle migliori, ma devo ammettere che da quando ho conosciuto leitutte le altre donne sono troppo alte o troppo basse, troppo grasse o troppo piatte, ed i modi bruschi e l’alito impregnato di birra rendono Lanfear un’amante mediocre, una distrazione in cui immergersi solo perché ha qualcosa di molto, molto interessante e non è ciò che nasconde tra le gambe.
La sua sacca è lì, per terra, proprio accanto al corpo addormentato. Trattengo il fiato e mi accuccio sulle assi di legno, controllo una terza volta il suo respiro e poi la mia mano scivola nel contenitore di cuoio fino a sentire la rassicurante forma di un sacchetto pieno zeppo di monete d’oro avvolto con cura in un involucro di stracci per non far sfuggire nemmeno un tintinnio.
Un’idea degna di me, lo ammetto.
Quante ce ne saranno? Cento? Duecento? Sicuramente abbastanza per comprare quella bella collana d’oro che starebbe benissimo sul collo di …
“Chi è Safana, tesoro?”
Qualcosa mi stringe il polso, ed il sacco con il suo prezioso contenuto rotola a terra in barba alla segretezza. D’istinto estraggo il pugnale con la mano libera e affondo in avanti, ma un dolore mi sale lungo l’altro braccio e perdo la presa sull’arma rovinando a terra. Cerco di sollevarmi, ma come risultato vengo scaraventato a terra con l’orripilante certezza che ciò che sta stringendo il mio polso come una morsa è la mano di Lanfear. Un barbaro mezz’orco sarebbe più delicato. “Credevo fossi innamorato di me, Coran”.
“Ehm … come dire …” quello era il momento di una bella battuta. O di una qualche frase intelligente che mettesse in crisi la donna. O di una scusa plausibile. Ne aveva inventate più di quante sapesse contare, ma mai in situazioni così estreme come una stretta mortale e la sensazione che qualcosa stia andando per il verso storto. “Credo … che ci sia stato un malinteso, io …”
“Non te lo ripeterò un’altra volta. Chi è questa Safana? E cosa ci fai con le mani nei miei soldi?
Maledizione alla mia linguaccia. Aveva ragione quell’elfa Arpista quando mi disse che prima o poi mi avrebbe messo nei guai.
Ed ovviamente, proprio quando mi serve, la mia linguaccia a bella posta decide di appiccicarsi sul pavimento della bocca e far uscire dalle mie labbra solo qualche suono inarticolato, che ovviamente non basta per trattenere la sua furia. Per un attimo ho come l’impressione che le unghie della sua mano stiano diventando più lunghe e taglienti.
“Un vero peccato, amore mio. Se non posso averti tutto per me …”
L’impressione si trasforma in un’atroce certezza, perché l’attimo dopo le sue ginocchia si piegano e la schiena massiccia –ma come poteva pensare che facessi sul serio con un corpo sgraziato come quello?- si arcua. China il viso verso di me, e se prima di questa nottata aveva ancora qualche lineamento umano questo sparisce per trasformarsi in un muso allungato che mi fa rimpiangere l’alito pieno di birra di cui mi ero lamentato fino a qualche istante prima. Anche perché quella che spunta dal retro delle sue gambe è palesemente una coda. “… potrei comunque impiegarti come spuntino …”
Normalmente in queste situazioni mi chiedo per prima cosa quanto idromele io abbia ingerito ieri sera, ma per qualche strano motivo il dolore che adesso è salito fin sulla spalla mi suggerisce di non pensare a questi dettagli e di concentrarsi su cose più urgenti. Tipo portare tutti gli arti lontano da questa stanza nei prossimi trenta secondi. Continua a stringere, forse i suoi occhi gialli stanno pregustando come gustarsi il mio braccio una volta che l’avrà strappato dal resto del corpo; sono quasi a terra quando la mano libera incontra l’unica possibilità di salvezza.
“Mettiamola così, Lanfear …” mormoro, sapendo che non avrò una seconda possibilità. “Non sei esattamente il mio tipo!”
Le monete d’oro impattano proprio sul suo muso. Il licantropo manda un verso, impreparato alla mia reazione, e per sicurezza le scaglio di nuovo un altro po’ di quel ben di Helm proprio contro gli occhi. Ulula come se qualcuno le avesse pestato la coda, ed è il mio momento. La sua stretta si allenta il tempo necessario per scivolare da quella posizione, rialzarmi e gettarmi contro la finestra. “DETESTO LE DONNE PELOSE!”
Atterro nel fango del vicolo in un’esplosione di pezzi di vetro. Ho fatto bene a scegliere una stanza al primo piano.
Lanfear manda un verso così profondo che richiamerà tutte le guardie della città, e per il momento la cosa più importante è correre il più lontano possibile da quella pazza scatenata e cercare un modo per lasciare Waterdeep prima che riesca a mettersi sulle mie tracce. L’unica consolazione è che in tutta questa storia posso mettermi una mano in tasca e trovarla un po’ più piena di ieri mattina, perché non potevo mandare sprecato tutto quell’oro. Safana avrà la sua collana, ed io avrò … beh, avrò pur diritto alla mia ricompensa, no?